Era da tempo che avevamo il desiderio di introdurre un nuovo format completamente dedicato alle interviste; per introdurlo abbiamo pensato di intervistare Neil MacLoad, presidente di AFFI, per affrontare il tema “caldo” del momento.
In questa intervista potrai trovare tutte le risposte che cerchi su AFFI: dalla storia, i nomi delle prime persone a voler sposare il progetto, la mission, le novità per gli atleti e molto altro ancora!
L’ultima domanda invece, nelle nostre interviste, sarà sempre libera; sarà l’intervistato a scegliere l’argomento di cui parlare.
Iniziamo!
1. Per introdurre l’intervista partirei con una tua breve presentazione (ho sentito che non è la prima volta che vuoi far riconoscere uno sport) ed una presentazione del progetto AFFI (dalla nascita).
Mi chiamo Neil Andrew MacLeod e, nonostante il nome, sono nato e cresciuto in Italia. Sono avvocato specializzato in diritto del lavoro e dello sport, nel corso della mia attività professionale ho seguito anche le procedure di riconoscimento della disciplina del Paratriathlon (adattamento del triathlon per atleti disabili) da parte del CIP – Comitato Italiano Paralimpico e e FISDIR – Federazione Italiana Sport paralimpici degli intellettivo relazionali.
Ho collaborato, inoltre ai dossier di inclusione del Paratriathlon nel programma dei Giochi Paralimpici di Tokyo2020 e Parigi 2024.
A fine 2018, l’amico e box owner Alberto Volpi mi parla di IF3 (International Functional Fitness Federation) e mi chiede di seguire la creazione di una federazione di riferimento per IF3 in Italia. Prendo contatti con IF3 ed incomincio, con i miei collaboratori, a studiare e prendere contatti con la realtà italiana.
A dicembre 2019 mi incontro con i primi a voler sposare concretamente il progetto: Diego Mancini, Barbara Talini, Mario Micillo, Paolo Profeta, Luca Lamera ed Alessandro Zarino. A fine febbraio 2020 tutti insieme creiamo l’Associazione.
Durante il lockdown cerchiamo di dare il nostro supporto alle associazioni con consulenze legali gratuite e condivisione di modalità operative. Nel frattempo i contatti aumentano.
Ad Aprile Luca Morassutto sposa il progetto ed entra nel consiglio dell’associazione.
Oggi riceviamo circa 50 mail al giorno tra richieste di tesseramento, affiliazioni e volontari che vogliono far crescere il progetto.
2. La seconda domanda nasce spontanea, qual è la mission di AFFI?
Ogni anno 14.000 persone partecipano ad una delle circa 80 competizioni di fitness funzionale in Italia. Queste persone sono l’apice di una base di circa 150.000 praticanti.
Per lo Stato Italiano queste persone non sono riconosciute giuridicamente come atleti. Per gli sforzi che compiono e per l’esempio che danno io ritengo che meritino questo riconoscimento.
Vogliamo far riconoscere il fitness funzionale come disciplina sportiva riconosciuta dal CONI. Il riconoscimento statale implicherà maggiore tutele per atleti, organizzatori e coach. Lo Stato ad oggi assume atleti professionisti e supporta, in questo momento storico, le associazioni sportive in crisi. Ciò non avviene nel mondo del fitness funzionale.
3. Da come racconti AFFI non vuole diventare un nuovo brand ma “semplicemente” far riconoscere quello che ad oggi non può essere uno sport. Vuoi ribadire e/o analizzare meglio questo passaggio, in modo da evitare incomprensioni?
AFFI non è brand commerciale e non lo sarà mai. Non creeremo né promuoveremo metodologie di allenamento brevettate. Non costituiremo community antagoniste rispetto a realtà esistenti perché semplicemente non siamo antagonisti.
AFFI si propone di diventare istituzione sportiva riconosciuta dallo Stato italiano. Svilupperemo ed organizzeremo attività sportiva agonistica, da quella di base fino a quella di vertice.
Faremo ciò nel rispetto dei principi del CONI e delle normative antidoping.
4. Ipotizzo che per far in modo che venga riconosciuto come sport ci sia un iter preciso da seguire. Puoi illustrarcelo?
Oltre quelli elencati nella risposta precedente, il CONI richiede il rispetto di diversi requisiti. Tra questi vi sono la presenza di un numero minimo di 50 affiliati, l’organizzazione dei campionati italiani, l’adozione di regolamenti univoci ed il riconoscimento da parte dell’organizzazione mondiale di riferimento della disciplina. Penso che per fine 2020 avremo ottemperato a tutte le richieste. Fatto questo, servirà un periodo di osservazione.
È un percorso impegnativo ma non ci scoraggia.
5. Veniamo al dunque: Come funziona? Come ci si tessera? Ci si deve tesserare come singolo individuo o come box? È valido anche per le palestre? Ha un costo?
Possono affiliarsi tutte le associazioni sportive, anche se già affiliate ad altro ente o federazione. Non possono affiliarsi le SRL.
In questo caso stiamo tesserando i titolari delle srl. Stiamo accettando anche tesseramenti individuali ma la priorità, ai fini del riconoscimento, è avere associazioni. Tesseramento ed affiliazione per il 2020 sono fino al 30 settembre gratuite.
Successivamente ci saranno dei costi, necessari per sostenere l’associazione. A febbraio abbiamo stabilito dei costi di riferimento, ma questi costi sono allo stato orientativi e saranno parametrati in base al livello dei servizi offerti.
Saranno in ogni caso pienamente sostenibili.
6. Ci potresti elencare per gli atleti i vantaggi che potrebbero esserci se questo sport venisse riconosciuto?
Oltre gli aspetti valoriali e morali già descritti, il riconoscimento sportivo potrebbe assicurare agli atleti una tutela piena sotto il profilo legale ed assicurativo sia in gara che in allenamento. Sotto il profilo sanitario potremo finalmente avere certificati medici dedicati.
Creeremo inoltre uno storico dei risultati agonistici italiani, assegneremo i titoli di campioni nazionali ed avremo la possibilità di selezionare una squadra nazionale italiana.
La possibilità di competere con regole ben definite, in applicazione della normativa antidoping ed in presenza di una giustizia sportiva indipendente, daranno maggiori garanzie e peso ai risultati ottenuti in competizione, contribuendo a dare appeal allo sport ed agli atleti. Per alcuni di loro l’attività sportiva potrebbe diventare lavoro.
7. Parlando appunto degli organizzatori delle gare, come funzioneranno? Spesso molti atleti non possono partecipare per motivi economici, potranno essere meno “care”?
Non ci saranno cambiamenti radicali rispetto a quanto già esistente sul territorio nazionale. Chiederemo agli organizzatori che vorranno aderire al progetto dell’associazione di applicare nelle loro gare i regolamenti tecnici, antidoping, sanitari e di giustizia di AFFI. In via autonoma tante gare già stavano cercando di uniformare questi aspetti su standard comuni.
Non incideremo su alcun aspetto di gestione interna delle gare, che resterà pertanto pienamente autonoma per ogni singola gara. Al contempo, parte della nostra mission è diffondere la disciplina sportiva e, una volta verificata presso i nostri affiliati la reale esigenza di rendere le gare economicamente più accessibili, ci adopereremo concretamente per risolvere il problema.
8. L’ottava domanda è tua, quindi sentiti libero di aggiungere ciò che vuoi, approfondire e/o aggiungere un qualcosa che ritieni importante e che magari è stato non citato o trattato marginalmente.
Gli ultimi mesi sono stati particolarmente duri e lo sport ne ha risentito particolarmente. Rilevo però, negli ultimi giorni, una crescente conflittualità, non tanto nei confronti dell’associazione, ma tra sostenitori e detrattori dell’iniziativa. Tutto questo non è necessario.
Sono uomo di sport e conosco perfettamente il carico emotivo che ciascuno di noi mette in gioco. Vorrei però chiarire che AFFI non creerà nocumento ad alcuna delle realtà attive in Italia nel settore del fitness funzionale. AFFI, d’altra parte, si adopererà attivamente per supportare tutti gli stakeholders di questa fantastica disciplina sportiva. AFFI è patrimonio di tutti ed è gestita su base democratica. Invito pertanto tutti, sia i sostenitori che i più critici, ad apportare il loro contributo alla crescita dello sport.
Il successo dell’iniziativa sarà commisurato al commitment che ciascuno di noi metterà in gioco nella stessa.