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Diversità, equità ed inclusione nella mission di CrossFit: il CrossFit e la comunità LGBTQ+

Un focus sulla situazione nel CrossFit: la nuova mission di CrossFit e gli atleti e le atlete che si battono per la community LGBTQ+.

crossfit e lgbtq+

Quando visitiamo il sito ufficiale di CrossFit, tra le classiche sezioni “What is CrossFit”, “Workout”, “Movements” e altre che siamo già abituati a vedere, ne troviamo, comparsa dopo l’avvicendamento di Eric Roza a Greg Glassman ai vertici della società e a tutti i cambiamenti che ciò ha comportato. Si tratta della sezione “Inclusion” che riporta, appunto, la volontà di fare del principio di inclusione ed equità a favore della comunità LGBTQ+, un pilastro della mission aziendale stessa.

lgbtq crossfit
Photo credit: CrossFit.com

Il pensiero di Roza

Nella sua prima intervista come CEO, ribadendo la sua lontananza ai fatti e alle idee che hanno scaturito la bufera mediatica su CrossFit e Glassman lo scorso anno, Roza ha dichiarato:

 “Ci riteniamo responsabili nei confronti dei nostri membri, proprietari, affiliati e dipendenti. Rifiutiamo attivamente ogni forma di bigotteria e fanatismo nella nostra comunità. Questo riguarda differenze di età, razza, sesso, capacità fisiche, religione e orientamento sessuale. Non c’è nessuna tolleranza per la discriminazione in CrossFit”.

Affermazioni alle quali poi sono seguiti i fatti. Attraverso una massiccia ristrutturazione della comunicazione aziendale e un programma ancora più inclusivo per la community. Prevede un maggiore ascolto delle persone e un importante impegno di CrossFit in termini di DEI (Diversity, Equity and Inclusion). 

Training lgbtq

Il cambiamento di CrossFit

Il primo grande passo è stato costituire un DEI Council che vigili sui nuovi princìpi, i cui membri appartenenti provengono da diverse realtà, background, origini e genere. Un’importante evoluzione è arrivata, inoltre, anche nell’ambito dei Games con l’istituzione di nuove categorie dedicate agli atleti con disabilità.

A voler essere malpensanti, si potrebbe giudicarlo un cambio di direzione quasi obbligato. Una sorta di operazione politically correct valutata sfruttando una tematica sulla cresta dell’onda. Siamo dell’opinione che proprio la portata mondiale che ha raggiunto CrossFit nel corso della sua crescita e la sua idea di community, possano essere un valido modo per veicolare un messaggio positivo. Il conseguimento di un obiettivo senza precedenti, al fine di migliorarsi a livello umano e comunitario. 

Mai come in questo momento storico, dove siamo costretti alla lontananza sociale a causa della pandemia. Un traguardo di questo genere può rivelarsi non solo necessario ma anche salvifico.

lgbtq

Del movimento Black Lives Matter si è tanto parlato proprio per essere stato in parte “la miccia” che ha scaturito morte e rinascita di CrossFit in breve tempo.

Oggi, in occasione della giornata internazionale contro omofobia, bifobia e transfobia, vogliamo spendere qualche parola sul ruolo che CrossFit comporta per le minoranze legate al genere e all’orientamento sessuale. Il tema è caldissimo anche nel nostro Paese e premettiamo che il nostro intento è ben lungi dal sollevare polemiche relative a qualsiasi pensiero in ambito politico. Ci teniamo fortemente a sottolineare e a diffondere il messaggio di Roza. Pensiamo che sia importante mantenere alto l’interesse su un argomento così delicato.

lgbtq Crossfitter

Gli atleti per la community LGBTQ+

Oltre Oceano e in tanti paesi europei questa concezione di inclusività è già stata assimilata. Grazie anche all’impegno di molti atleti élite che hanno contribuito a sensibilizzare il loro seguito di fan e simpatizzanti. 

Parliamo, ad esempio, della veterana dei Games Samantha Briggs, che con la compagna Nicole Holcomb si fa spesso promotrice di iniziative e messaggi per la community LGBTQ+. A seguire la sua scia sono arrivati presto altre figure note, come l’atleta canadese Carol-Ann Reason-Thibault, l’head coach del Gymnastic Course Jess Estrada, l’agente di polizia penitenziaria Ehea Schuerch (rookie ai Games 2019), l’atleta sudafricana seguitissima sui social Tammi Robinson e il fautore del primo vero coming out nel mondo CrossFit, Alec Smith.

 

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Alec Smith portavoce LGBTQ+

Quest’ultimo è uno dei pochissimi uomini ad aver intrapreso la coraggiosa scelta di dichiararsi durante una carriera già consolidata. Facendolo attraverso un post di Instagram nell’agosto del 2019, dove ha sentito il bisogno di condividere la sua storia e il suo percorso nella speranza di essere d’aiuto a chi si sente discriminato, indesiderato o incompreso. Tra il genere maschile è ampiamente diffuso un sentimento di omertà e insicurezza nell’affrontare un passo di tale portata.

Un atteggiamento piuttosto comune, purtroppo, anche in altre realtà sportive (football, basket, calcio, ecc), negli Stati Uniti così come nel resto del mondo. Non è solo attraverso l’impegno di volti noti che la community viene informata ed educata all’argomento. Il messaggio acquista veramente valore e significato soprattutto grazie all’atteggiamento solidale e inclusivo che tutti gli altri individui dimostrano nei confronti delle cosiddette “minoranze”.

atleti lgbtq

Diversità. Equità ed Inclusione

Se da una parte assistiamo con amarezza ad episodi di discriminazione come gli insulti negli ambienti social, negli stadi dei vari sport di squadra o, nei casi ancora più gravi, ad episodi di violenza fisica, dall’altra parte possiamo, per fortuna, anche osservare esempi di integrazione da parte di atleti che non appartengono alla comunità LGBTQ+.

Non è necessario, svolgere azioni di particolare risalto o clamore. Ciò che più può aiutare a rendere qualsiasi contesto realmente inclusivo, confortevole e sano per queste persone è offrire loro un sincero sostegno proprio facendole sentire a casa nei posti e tra le persone che frequentano.

Su questo fronte, un bell’esempio di amicizia è il rapporto che si può percepire proprio tra Alec Smith e Brooke Wells. Il cui appoggio e stima reciproca si possono facilmente intuire dai loro profili social.

 

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La fondazione OUT Foundation

Fondamentale è anche la presenza di associazioni ed enti che supportano il senso di appartenenza, come la OUT Foundation, Si fa carico di promuovere l’inclusività LGBTQ+ nel mondo del fitness e con la quale collaborano anche diversi nomi già citati in precedenza.

Negli ultimi anni la OUT Foundation ha istituito anche una challenge dedicata alla community LGBTQ+. Iniziativa sponsorizzata anche da Puma, che riprende gli stessi workout dagli open ufficiali. Un modo come un altro di celebrare il diritto ad essere sé stessi, anche nel CrossFit.

Per il momento l’associazione è operativa solo nel territorio americano, ma ci auguriamo che attività e realtà di questo tipo trovino presto espansione anche a livello intercontinentale.

L’Italia su questo versante è ancora acerba, sebbene la tematica sia più che attuale. Questione dovuta, tra i molteplici motivi, anche alla lentezza con cui la legislazione si sta muovendo in termini di tutela dei diritti. L’accettazione nell’universo dello sport è quindi ancora in fase embrionale ed è più facile trovare esempi e storie come quelle che vi abbiamo raccontato tra personalità dello spettacolo o della musica.

lgbtq

Le nuove generazioni fanno però ben sperare, si dimostrano più aperte e propense all’integrazione, basti pensare allo splendido esempio impersonato dalla pallavolista Paola Egonu o dalla nuotatrice Rachele Bruni. Quest’ultima ha dedicato alla compagna l’argento olimpico vinto a Rio nel 2016, divenendo così la prima atleta medagliata italiana a dichiarare pubblicamente la propria omosessualità.

Con i riflettori puntati dopo i campionati mondiali del 2019, anche il mondo del calcio femminile ha fatto emergere come il problema dei pregiudizi e dell’omofobia sia ancora, purtroppo, una questione spinosa nel nostro Paese e come l’Italia sia “indietro” rispetto ad altre nazioni non solo fuori dal continente, ma anche all’interno dei confini europei. Un aspetto sottolineato più volte dalla calciatrice Elena Linari – attualmente in forza alla Roma e alla nazionale – ma che, avendo giocato in diverse realtà europee, ha potuto confrontarsi con altri approcci e politiche più all’avanguardia sull’argomento.

Ci auguriamo comunque che la filosofia di CrossFit e la risposta che sta avendo negli Stati Uniti possa essere d’ispirazione anche per la community italiana. Tanta è ancora quindi la strada da fare in qualunque posto del mondo ma siamo convinti e fiduciosi che la nuova direzione intrapresa da CrossFit sia la giusta via. Per rendere non solo la nostra disciplina, ma anche il mondo stesso, più propenso ad essere un ambiente dove ognuno non si senta mai minacciato dalle proprie scelte e men che meno dall’essere sé stesso.

Scritto da Maja

Seguace della setta del Crossfit da circa tre anni, più ironia che massimali, poco metcon ma tanto cuore.
Oltre alle polsiere, indosso volentieri anche le cuffie. Quando non sono in box, mi trovate a qualche concerto. Un condensato di sarcasmo in meno di un metro e sessanta. Simpatia (ci provo), cortesia (un po’ meno) e competenza (ci sto lavorando) al Vostro servizio since 1986.

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