Dall’annuncio diffuso all’inizio di marzo, da quest’anno lo sponsor dei CrossFit Games sarà NoBull.
I brand in gara per vestire i Games
Anche se era nell’aria da un po’ l’imminente rottura con Reebok, non tutti si sarebbero aspettati un risvolto simile. Considerando anche l’interesse di Nike e la crescita importante negli ultimi anni della sua linea di prodotti dedicati al cross training, con le Metcon con Mat Fraser.
Anche Puma, proprio quest’anno, ha fatto il suo esordio in questo mercato presentando la sua scarpa Fuse Strength Trainer, ma effettivamente per la compagnia tedesca è ancora presto.
La vittoria di NoBull
Il “piccolo” brand di Boston l’ha invece spuntata a sorpresa sul gigante mondiale dello sportswear, strappando una fornitura all’evento valida per tre anni.
Sia Nike che NoBull avranno senza dubbio fatto i loro conti e le considerazioni opportune. Senza dimenticare Reebok e quindi Adidas, che non ha trovato un accordo per il rinnovo e ha quindi abbandonato la nave, rendendo così possibile anche l’utilizzo del marchio CrossFit.
I Games e tutta la compagine che ne deriva (Open e Semifinals vari), diventeranno quindi da quest’anno i NoBull Crossfit Games.
NoBull non entra in scena neanche tanto in sordina, visto che si vocifera che il montepremi in palio per questa edizione sarà mostruoso. La cosa certa è che, tenuto conto degli importanti cambiamenti di CrossFit avvenuti nel corso dell’ultimo anno e della scadenza del decennale contratto di sponsorizzazione con Reebok, anche su questo fronte si rendeva necessario intraprendere una nuova rotta.
L’evoluzione di CrossFit Inc. e i successi di NoBull
Con l’arrivo di Eric Roza a coprire la posizione di CEO a seguito delle dimissioni di Glassman, anche il modo di comunicare da parte dell’azienda è cambiato e Reebok non rispecchiava ormai più la vision e i valori che CrossFit Inc. si impegna a trasmettere.
Ecco quindi che NoBull ha afferrato la wall ball al balzo!
Per chi “mastica” di CrossFit da un po’, questo brand non è proprio un completo sconosciuto.
Negli ultimi tempi la sua crescita è stata importante, grazie anche a colpi grossi come lo “scippo” di Katrin Davidsdottir e della Fittest Woman On Earth in carica Tia-Ciar Toomey proprio a Reebok nel 2019.
Del resto, la ricerca degli endorsement da parte di atleti di fama è stata un pilastro importante della strategia del brand sin dalla sua genesi. Trovando l’appoggio da parte di nomi amati dal pubblico come Brooke Ence e Sam Dancer già agli albori. Fino ad arrivare a figure di spicco più attuali quali Brooke Wells, Alex Anderson, Alec Smith e perfino il coach Ben Bergeron.
Da Start Up a NoBull CrossFit Games
Conosciamo meglio questa realtà che ha accolto la sfida di presentarsi sul più grande palcoscenico del CrossFit.
Il progetto NoBull nasce come start-up nel 2015 da un’idea di Marcus Wilson e Michael Schaeffer.
Entrambi lavoravano, infatti, nientepopodimeno che per Reebok: Wilson è stato responsabile della brand strategy dal 2004 al 2007, mentre Schaeffer ne fu il direttore creativo dal 2005 al 2012. Le competenze di entrambi sono ben più che consolidate e non si avventurano quindi nel mercato da sprovveduti. Dopo Reebok e prima di NoBull, provano ancora un’esperienza insieme. Nel 2012 fondano Bold & Co., un’agenzia di marketing, comunicazione e web design al servizio di aziende di grosso calibro. Essendo però loro stessi crossfitters, la passione per lo sport e l’esperienza nella creazione di abbigliamento sportivo spingono loro a tentare qualcosa più nelle loro corde.
NoBull – “no bullshit”
Ecco come nasce NoBull. Il nome riflette pienamente la mission che vuole raggiungere: non hanno intenzione di diffondere il messaggio di una scarpa che fa correre più veloce, saltare più in alto o sollevare più chili.
Mettono subito in chiaro che solo tu sei in grado di fare la differenza in questo. Ecco perché NoBull, che sta per “no bullshit”, niente cazzate, appunto.
Quello che propongono è invece una calzatura solida che garantisce la stabilità, il supporto, la flessibilità e il comfort necessario durante lo svolgimento di un workout.
Questa sincerità riceve una risposta positiva dal mercato, che accoglie la novità con entusiasmo e pone le basi per una fetta di acquirenti fedeli in aumento costante. Da qui in poi sarà tutto in salita.
First the Community
NoBull utilizza sapientemente i canali social e ne fa il suo maggiore strumento di interazione con la community, sfruttandola come portavoce della sua qualità e rendendola un punto di forza, aspetto che non trascurano neanche attualmente.
Ne sono esempi il loro podcast, “Behind the horns” e la loro “NoBull TV” accessibile tramite il sito. Nei social network e gli hashtag #IAMNOBULL e #justthehorns vengono postati e condivisi con un certo orgoglio da chi possiede un loro capo o calzatura e si guadagna quindi lo status di appartenenza alla loro community.
The Trainer, il primo prodotto
La prima “creatura” è la scarpa The Trainer, tuttora prodotto top seller. La tomaia di questa scarpa è un pezzo unico, costituito da quello che loro stessi chiamano SuperFabric, una mescola flessibile coperta con puntini di resina in rilievo.
Il prodotto viene rilasciato in un solo design limited edition. Questo creava una sorta di senso d’urgenza nei possibili acquirenti, che si affrettavano quindi ad acquistare l’articolo per non lasciarselo scappare. Anche i design stessi suscitano interesse. Dai pattern floreali alla bandiera americana, dalle texture camouflage a quella a quadrettoni “da boscaiolo”. Anche le fantasie monocromatiche suscitavano interesse, che riflettono la semplicità, altro valore e fattore di comunicazione cardine per l’azienda.
In egual misura da utenti maschili e femminili, queste fantasie vengono apprezzate, senza distinzione, e anche questo ne facilita lo sviluppo.
Il brand comincia così farsi conoscere e a crescere, e i fatturati permettono di ampliare la gamma con nuovi modelli di scarpe e abbigliamento.
Ovviamente, i buchi nell’acqua non sono mancati. Infatti, i primi produttori ai quali si erano appoggiati Wilson e Schaeffer non soddisfarono a pieno le aspettative del mercato e gli articoli furono aspramente criticati. Ma non si sono lasciati abbattere ed hanno provato altre strade, riuscendo così a far diventare un prodotto di nicchia ai livelli di quello che è oggi. Un’azienda che nel 2018 contava 10 dipendenti e ora si aggira sugli 80, e un marchio in procinto di sponsorizzare l’evento più atteso nel nostro panorama.
NoBull CrossFit Games
Di certo l’esordio in tempi di pandemia mondiale non sarà facile, ma, siamo sicuri che sapranno sfruttare al meglio questa situazione. Ad esempio tenendo conto che non sarà necessaria una fornitura imponente come si sarebbe resa indispensabile in un evento live e con pubblico come quelli a cui eravamo abituati fino al 2019.
Curiosi di sapere come si evolverà NoBull e come proseguirà questa nuova partnership, non resta che attendere i NoBull Crossfit Games, i primi di questa nuova era post Glassman.