Oggi vorrei parlarti di alimentazione sportiva Vegana e CrossFit, argomento sicuramente da trattare ed approfondire, sulla bocca di chiunque, scettici e non; visto che ormai il trend va in direzione di questo approccio alimentare quasi estremo per i cultori della “vecchia scuola” figli del marketing aggressivo “be a man, eat beef!”.
In effetti in tanti per una questione etica e salutistica provano o vorrebbero provare ad eliminare tutto ciò che è di derivazione animale a qualsiasi livello; il classico dubbio per gli sportivi e, nel nostro caso, per i CrossFitter è il solito: questo regime è sostenibile in ottica performance? E le carenze? E le proteine?
Tutte valide argomentazioni ed in effetti c’è chi ha scritto di tutto da entrambe le parti: chi demonizza il tutto, chi abbraccia il “veganesimo” come l’alimentazione del futuro ecc..
Da sportivi e tecnici a noi alla fine dei conti interessano solo i numeri: che siano essi i valori degli esami del sangue o i kg alzati in snatch o il tempo sul timer o la posizione in una competizione.
Stando ai dati puramente numerici, il numero di atleti amatori ed agonisti che portano a casa risultati adottando una dieta plant based sono in ascesa, tant’è che anche Netflix ha voluto dedicare un documentario in merito (The Game Changers n.d.r.).
Dunque alimentazione sportiva vegana: sì o no?
Innanzitutto bisogna fare chiarezza su alcuni punti:
Non è semplice come sembra, ossia se fino ad oggi siamo stati degli onnivori consumatori di carne o derivati animali ad ogni pasto, eliminare tutto di punto in bianco può essere complicato, soprattutto se non abbiamo una cultura alimentare abbastanza profonda.
Il motivo è semplice: ci dobbiamo scontrare con diverse evidenze scientifiche, ad esempio, la differenza tra profilo aminoacidico della carne e delle proteine vegetali dei classici legumi, infatti questi ultimi per poter essere correttamente utilizzati a scopo plastico avranno bisogno di completare il proprio profilo con ad esempio dei cereali, oppure reperire la giusta quantità di ferro che tendenzialmente assumiamo con la carne rossa, e quindi scegliere ad esempio il riso, o il miglio, o anche il problema del reperire le vitamine del gruppo B (specialmente la B12) notoriamente carente nelle diete vegane e preposta alla formazione dei globuli rossi e funzionamento del sistema nervoso, che quindi ci vedrà obbligati ad assumere cereali o muesli fortificati con questa vitamina o passare per l’alga spirulina…
Altro punto abbastanza importante dell’alimentazione sportiva vegana è la scelta degli alimenti.
Eh sì, perché per sopperire al fatto che spesso dovremmo star lì a tagliare, sminuzzare o cucinare combinando quasi come fossimo druidi, ci potremmo tuffare nel mondo del “vegan junk food” fatto di barrette ed altre soluzioni confezionate e conservate ricche di tanta roba vegan sì, ma nociva.
Quindi saper cucinare! Anche da onnivori il risolvere lo spuntino o un pasto con qualcosa di dubbia provenienza o trattato sarebbe una scelta sbagliata, idem per la soluzione plant based.
Bisogna dunque conoscere gli alimenti e saperli scegliere, ad esempio: il grano saraceno sappiamo essere ricco di proteine e aminoacidi essenziali, rappresenta quindi un’ottima fonte di minerali altamente biodisponibili, quali ferro, zinco e selenio, oppure la quinoa, una pianta appartenente alla famiglia delle chenopodiaceae, ricchissima di tutti gli aminoacidi essenziali presenti in un rapporto correttamente bilanciato, sono l’ideale per l’atleta che necessita di proteine di alta qualità. La forte presenza di trimetilglicina conferisce loro un elevato potere anti-ossidante contro i radicali liberi e anti-tumorale e così via.
Il tutto deve rispettare il vostro fabbisogno giornaliero e le giuste ripartizioni dei macro. Detto ciò è facile intuire che spesso, almeno nella parte iniziale, è necessario farsi seguire da un nutrizionista sportivo, e non improvvisare nulla.
Un’altra ovvia analisi va fatta: gli agonisti e i Crossfitter che vogliono seguire una alimentazione sportiva vegana, dovrebbero variare spesso proporzione e scelta degli alimenti anche in funzione della programmazione, e qui il discorso diventa complesso; inoltre l’apporto calorico di un CrossFitter, specialmente se agonista, è tutt’altro che basso, quindi molto spesso si ricorre all’integrazione, realtà ormai nota a tutto il mondo dello sport ed ovvia, e sugli integratori ci si potrebbe scrivere un manuale, ma le regole sono le stesse applicate al cibo: provenienza, sostanze aggiuntive etc… quindi qui mi sento di darti un consiglio personale: da amante della carne, ma anche della scienza e dei test e della salute, ho scelto, come per qualsiasi altro regime alimentare quando li studiai, di provare sulla mia pelle, quindi di ridurre gradualmente carne e derivati, con l’aiuto di due professionisti, e valutare, timer e bilanciere alla mano, quale sia l’equilibrio più giusto per me e lo sport che pratico. Se riuscissi a trovare un equilibrio nell’eliminazione totale dei cibi di origine animale rispettando il mio corpo allora, per un’ottica ambientale, sarò felice di dare una mano.
Conclusione
Da un punto di vista teorico fin qui, atleti come Carl Lewis (10 medaglie olimpiche atletica leggera), Venus e Serena Williams (le regine del tennis), Keith Holmes (campione mondiale pugilato dei pesi medi), Kendrik Farris (sollevatore olimpico statunitense), Pat Neshek (lanciatore per i Philadelphia Phillies della Major League), Nate Diaz (lottatore della UFC), Mirco Bergamasco (Nazionale Italiana rugby), Lewis Hamilton (6 volte campione del mondo Formula1) e così via hanno messo nero su bianco la sostenibilità di questo regime alimentare a livelli altissimi negli sport più disparati, per quanto riguarda il CrossFit, c’è solo da testare.